Più che una checklist: tre cose che hanno cambiato il mio modo di vedere l’accessibilità

Nuove riflessioni per capire come affrontare l’A11Y in modo significativo

Alla fine dell’anno scorso ho completato il corso Practical Accessibility di Sara Soueidan, che ha cambiato completamente il mio modo di pensare al web. Ho iniziato il corso aspettandomi di imparare regole, conformità e qualche snippet di codice. Ma alla fine ho acquisito un modello mentale completamente nuovo su come progettiamo, sul per chi progettiamo e su cosa significhi davvero “qualità”.

Naturalmente, le competenze tecniche sono molto importanti. Prima di tutto, potreste dare un’occhiata al nostro articolo su A11Y (accessibility). Una parte importante di A11Y riguarda concetti come la scrittura di HTML semantico, l’uso degli attributi ARIA (Accessible Rich Internet Applications) per gli elementi interattivi, assicurarsi che la navigazione da tastiera funzioni senza problemi, la gestione dello stato di focus e i test con gli screen reader. Ma le lezioni più stimolanti del corso non riguardano solamente gli snippet di codice. Parlano di prospettive e di cultura.

Ecco i tre cambiamenti di mindset che mi hanno colpito maggiormente.

La vera accessibilità è per tutti, non solo per le “altre persone”

Prima di frequentare il corso, la mia visione delle disabilità era piuttosto limitata. Ho capito che le disabilità possono essere anche temporanee o addirittura situazionali.

  • Permanenti: chi è affetto da un livello di cecità tale da necessitare di uno screen reader, chi è non udente e si affida a sottotitoli e didascalie, o chi è affetto da una disabilità motoria che usa uno switch device.
  • Temporanee: chi ha un braccio rotto e può usare solo una mano, chi ha un’infezione all’orecchio e ha problemi di udito, o chi si sta riprendendo da un intervento chirurgico agli occhi ed è sensibile alla luce intensa.
  • Situazionali: un neo-genitore con un bambino in braccio che naviga con una sola mano, oppure, chi cerca di guardare un video in un bar rumoroso o in una biblioteca silenziosa, che ha bisogno di didascalie per capire l’audio.

Quindi, non siamo solo possibili candidati per una disabilità permanente; siamo tutti a un passo da situazioni nelle quali potremmo avere bisogno di accessibilità.

Sia che stiate guardando un video in mute, sia che stiate cercando di guardare lo schermo del vostro telefono alla luce del sole, sia che stiate cercando di fare clic su un minuscolo pulsante su un autobus o un treno in movimento, state beneficiando — o potreste beneficiare — del design accessibile. Non si tratta di spuntare la casella di un ristretto gruppo di utenti, ma di creare un’esperienza più incentrata sull’uomo, per tutti.

L’accessibilità è una cultura, non il compito di un singolo ruolo

Un malinteso comune è che l’A11Y sia il lavoro di una sola persona. In realtà, è un compito che dovrebbe essere svolto da tutti i membri del team. Anche gli strumenti che scegliamo svolgono un ruolo importante.

  • I designer gettano le basi. Scelgono palette di colori accessibili, si assicurano che gli elementi interattivi abbiano stili di focus chiari e progettano layout che funzionano per tutti.
  • Gli sviluppatori gli danno vita. Il loro ruolo va oltre la semplice scrittura del codice; comprende l’implementazione dell’HTML semantico, la gestione degli stati ARIA e i test continui per garantire che tutto sia navigabile e utilizzabile sia con la tastiera che con le tecnologie assistive.
  • Gli strumenti e i framework che utilizziamo forniscono l’impalcatura per il nostro lavoro. Utilizziamo il Framework Quasar, che offre una base solida. Anche se nessun framework è perfetto, noi crediamo nel voler essere parte della soluzione. Ecco perché contribuiamo attivamente per rendere migliore l’accessibilità di Quasar. Per esempio, di recente ho revisionato ed etichettato tutti gli issue relativi all’A11Y sulla repo GitHub del progetto, creando un sommario per indirizzare e velocizzare i miglioramenti futuri.

Quando tutti si assumono la responsabilità dell’accessibilità e si investe nel miglioramento dei propri strumenti, questa diventa una parte dello standard qualitativo, e non qualcosa che viene semplicemente “aggiunto” alla fine di un progetto.

Concentrarsi sui progressi, non sulla perfezione

Guardare un sito web esistente e vedere un lungo elenco di problemi A11Y può essere demoralizzante. Ma c’è una buona notizia: non è necessario risolvere tutti i problemi in una volta. L’obiettivo non è costruire un sito “perfettamente accessibile”, ma fare progressi costanti e significativi.

Anche le piccole modifiche possono avere un grande impatto. Aggiungere l’alt text alle immagini, etichettare correttamente un campo di testo o migliorare lo stile del focus per la navigazione non sono solo piccole modifiche. Possono essere la discriminante tra l’utilizzo del sito da parte di un utente, o l’abbandono della pagina.

Provate questo: non sapete da dove cominciare? Mettete via il mouse e provate a navigare nel vostro sito web usando solo il tasto Tab. Riuscite a vedere dove vi trovate nella pagina? Siete in grado di utilizzare tutti i pulsanti e i collegamenti? Imparerete qualcosa di importante in meno di cinque minuti.

Si tratta di migliorare le cose per tutti, un passo alla volta.

Dall’apprendimento all’azione

La conclusione principale che ho portato a casa è che l’accessibilità non è un peso, ma un’opportunità per fare meglio e costruire un web che funzioni per tutti. Sono entusiasta di applicare questi concetti in ogni progetto al quale lavoriamo e di migliorare la vita di più persone.

In Dreamonkey teniamo alla costruzione di esperienze digitali inclusive. Sia che stiate iniziando un nuovo progetto e vogliate che sia accessibile fin dall’inizio, sia che abbiate bisogno dell’aiuto di un esperto per migliorare quello attuale, siamo qui per aiutarvi.