Cos’è l’IoT (Internet of Things)?

La nuova realtà quotidiana e produttiva degli oggetti connessi alla Rete

C’è una buzzword che si sente in giro sempre più spesso: l’IoT. In particolare sta interessando le aziende con il fiuto per l’innovazione e proiettate verso il futuro. Dopo i dispositivi mobili, ormai parte imprescindibile delle nostre vite, stiamo entrando in un mondo in cui anche gli altri oggetti comuni sono sempre più connessi.

L’IoT, ovvero Internet of Things (l’Internet delle cose, in italiano) è un sistema di dispositivi fisici di vario genere in grado di raccogliere e comunicare autonomamente dati su se stessi, o che riguardano l’ambiente in cui si trovano, inviandoli a una rete in tempo reale.
Ogni dispositivo è provvisto di un UID che gli garantisce un’identità univoca, pertanto è possibile riconoscerlo sia come oggetto fisico sia come entità digitale connessa in rete.

Detto in maniera più semplice: un oggetto predisposto per l’IoT è connesso a Internet e invia informazioni che vengono archiviate in un database digitale che può essere utilizzato per gestire particolari interazioni con l’oggetto o per compiere analisi statistiche di varia natura.
Questi dati possono essere raccolti in un server privato – ad esempio di proprietà di un’azienda – oppure all’interno di un archivio in cloud gestito da un fornitore terzo (come Amazon Web Services).
La natura di questi dati può variare molto da caso a caso, in base alle caratteristiche dei sensori che monta il dispositivo connesso.

Cosa si intende per “cose”?

Internet of things è il termine usato comunemente, ma non si deve pensare che le “cose” alle quali fa riferimento siano limitate alla sola sfera degli oggetti, innanzitutto perché la parola in sé è piuttosto generica.

Se proviamo a gettare lo sguardo al di là del neologismo inglese è possibile cogliere il senso concreto ed essenziale dell’argomento IoT e quindi capirne le infinite applicazioni pratiche.
In sostanza si parla di piccoli componenti elettronici a se stanti che vengono fisicamente integrati – collegati, o “agganciati” se preferisci – dentro o sopra “qualcos’altro”.

Poco importa se parliamo di un sensore integrato in un impianto industriale, in un’automobile, in un elettrodomestico, o addirittura assegnato a un essere vivente come una persona, una pianta o un animale.
I sensori sul dispositivo permettono di registrare i dati finché sussiste la “simbiosi” tra i due “corpi”.

I sensori possono essere installati come upgrade sia in contesti già consolidati sia in quelli progettati ex novo pensati per accoglierli. Ad esempio: un impianto industriale nuovo può integrarli in modo organico perché previsto in fase di progetto, ma in alcuni casi i sensori possono essere aggiunti anche in stabilimenti già costruiti e operativi.

Come funzionano le “cose” in rete?

Le informazioni che vengono raccolte dal sensore possono essere di natura fisica (temperatura, pressione, movimento, intensità luminosa, posizione, ecc) o chimica (monitoraggio dei parametri sanguigni di una persona o livelli di minerali assorbiti da una pianta) e il componente è in grado di tradurre questo dato in un formato digitale adatto alla trasmissione via rete.

Ci sono sensori molto semplici che si limitano a comunicare “chi sono” assieme alla loro posizione spaziale. Sono utili per rintracciare rapidamente un oggetto da remoto, come un’etichetta digitale per trovare un pacco in un magazzino disordinato, oppure un chip sottocutaneo per ritrovare il nostro cane disperso.

Altri sensori ci permettono di attivare azioni meccaniche da remoto o di avere informazioni in tempo reale riguardanti eventi particolari.
Se siamo in ritardo per un incontro di lavoro, possiamo aprire il cancello automatico per permettere al nostro cliente di parcheggiare prima del nostro arrivo, oppure ricevere una notifica su smartphone ogni volta che qualcuno varca la porta del nostro ufficio in nostra assenza.

In tutti questi casi l’elemento importante da sottolineare è la possibilità di fruire e gestire tutte queste informazioni e interazione tramite Internet.

A cosa serve l’IoT?

Innanzitutto, con un computer, uno smartphone o un tablet connesso alla Rete possiamo abbattere gli scomodi limiti fisici che talvolta limitano il nostro potenziale di gestione e amministrazione degli spazi lavorativi o personali, facendoci guadagnare tempo e rendendoci più consapevoli di quello che accade.

I campi d’applicazione sono infiniti: si va dal settore del trasporto merci, alla medicina, dall’agricoltura allo sviluppo delle infrastrutture urbane.
Che siano modesti accorgimenti di domotica per piccoli uffici o installazioni in grande scala, c’è spazio per ogni sperimentazione.

La grande quantità di dati che è possibile raccogliere può aiutare l’analisi di fenomeni o ambienti specifici, come può esserlo l’insieme di macchine di un impianto industriale, una flotta di mezzi per trasporto merci, i muletti automatizzati di un magazzino o le condizioni climatiche di uno stabilimento o di un gruppo di uffici.

L’analisi in sé consente di rilevare aspetti o criticità di produzione o gestione ignorati fino a quel momento, ma che possono costituire fonte di risparmio se gestiti opportunamente. Hai già sentito parlare di analisi dei Big Data? Eccola.
L’esempio classico è quello dell’ottimizzazione energetica e di processo di un impianto produttivo, sulla base dei dati raccolti dai macchinari. Un altro caso è quello di individuare i fermi macchina inutili e risolvere il problema partendo dai dati acquisiti.

I vantaggi dell’IoT

Come accennato in precedenza, i vantaggi principali riguardano il risparmio economico e una migliore gestione del tempo e delle risorse.

Questi benefici si possono riassumere in sette punti di natura pratica:

  • monitorare da remoto, in tempo reale, gli aspetti produttivi e logistici;
  • ottimizzare le attività raccogliendo grandi quantità di dati utili ad esse correlate;
  • sviluppare funzionalità aderenti ai casi d’uso reali analizzando il modo in cui vengono utilizzate le “cose”;
  • attuare piani di manutenzione preventiva analizzando i dati;
  • creare nuovi modelli di business a consumo (es. offrire una macchina come servizio a canone basato sul numero di pezzi prodotti al mese);
  • identificare l’identità e la posizione degli oggetti integrati nel sistema IoT in modo certo e univoco;
  • interagire da remoto, in tempo reale, con gli ambienti e gli oggetti presenti in un luogo specifico.

Se stai pensando di affacciarti su questo mondo fai bene, l’Industria 4.0 è fortemente improntata sulle integrazioni IoT e ci sono forti incentivi per le imprese sugli investimenti in questo campo. Se vuoi saperne di più, contattaci: Kevin, oltre a essere il nostro esperto in materia, vanta oltre cinque anni di esperienza nella programmazione PLC e SCADA per l’automazione industriale, cosa che lo rende la persona giusta per aggiornare un impianto produttivo.