Team building e team leadership

La nascita di un gruppo e il ruolo del leader

Ti sei mai chiesto come grandi aziende, del calibro di Google, abbiano raggiunto un successo che negli anni ha avuto una crescita esponenziale? E soprattutto, ti sei mai chiesto se davvero le stesse aziende hanno avuto un unico grande genio alle spalle o se in realtà accanto a lui ci siano state molte persone talentuose accuratamente selezionate?

Come nasce un gruppo

Un obiettivo presuppone la presenza delle risorse necessarie al suo perseguimento per essere raggiungibile. Ogni individuo, per quanto possa essere multitasking, potrebbe non rispondere a tutte le esigenze di un obiettivo complesso. Al singolo si può sicuramente attribuire l’origine del percorso: l’idea. Ma un’idea, per quanto valida, da sola non basta. È necessario avere il coraggio di condividerla. Blindarsi nel timore di un furto potrebbe impedire l’esplosione della stessa in un grande progetto. E alla base di un progetto a più mani c’è la fiducia.

Non resta che individuare di chi fidarsi. Ma con quale criterio?

Quali sono i componenti ideali di un gruppo

È ovvio che in un gruppo i componenti necessari siano quelli con le hard skills in linea con il progetto specifico. Se stai iniziando un progetto per lo sviluppo di una web app, difficilmente riuscirai a coinvolgere il tuo amico giardiniere (per quanto tu possa stimare il suo operato). Avrai bisogno di almeno uno sviluppatore di software e di un esperto di grafica.

Ma i componenti necessari sono anche i componenti ideali? Non sempre. Le hard skills, intese come competenze tecniche, non sono l’unica variabile da tenere in considerazione. In fase di individuazione dei componenti di un gruppo bisogna considerare anche le loro soft skills ovvero le capacità relazionali. In linea con il set di caratteristiche individuate dal World Economic Forum ai tempi della quarta rivoluzione industriale, il tuo gruppo avrà bisogno di almeno un membro corrispondente a ciascuno di questi profili:

  • l’avvezzo al people management, per coordinare il lavoro di tutti i membri;
  • il creativo in grado di porre lo sguardo oltre gli schemi;
  • l’esperto in pensiero critico, capace di interrogare e interpretare i dati attentamente;
  • il problem solver addetto alla gestione delle crisi;
  • un profusore di intelligenze emotiva, empatico e mediatore tra i membri.

L’importanza del gruppo eterogeneo è spesso sottovalutata. La diversità di ogni singolo elemento aiuta a prendere decisioni maggiormente ponderate e che presumibilmente comportano una più alta possibilità di riuscita del progetto.

L’elemento fondamentale che contraddistingue un buon team è la capacità di ascoltarsi senza essere accondiscendenti: è importante dare uguale peso a tutte le opinioni espresse in un briefing iniziale, individuando le più utili e pianificandone l’applicazione. Sarà l’incontro dei pensieri a dar vita alla soluzione migliore rispetto al problema che si è presentato. E il gruppo potrà proseguire nello sviluppo del suo progetto.

Chi è il leader?

Il compito di individuare i membri della propria squadra non spetta a un capo, ma a un leader. Sei pronto?

Le figure di leader e capo coincidono?

Il leader è un motivatore, la persona che riesce a fare da collante fra tutti i membri del gruppo e guidarli verso l’obiettivo. Se l’azienda è una macchina, il leader è la scintilla capace di accendere la combustione nel motore e, di conseguenza, mettere in moto tutte le parti che la compongono, procedendo nella direzione prestabilita.

Le parole leader e capo, seppur legate allo stesso concetto, ne esprimono sfumature semantiche diverse, se non addirittura opposte. A differenza di un capo, il leader:

  • si circonda di persone con una propria opinione, non di persone che gli riconoscono l’incondizionata ragione;
  • sa cogliere l’idea migliore tra le opinioni di tutti, non solo nella sua;
  • segue ed indirizza al meglio i propri collaboratori, non ordina cosa devono fare;
  • è in grado di approcciarsi alle varie personalità del gruppo senza mettere in difficoltà nessuno, a prescindere che sia per fare un complimento o un richiamo;
  • è in grado di delegare le responsabilità, non è un accentratore;
  • si prende carico degli oneri e degli onori come parte di un gruppo, non come unica persona.

Un vero leader, dunque, è capace di ispirare, coinvolgere e convincere le persone a credere nel suo progetto e a dare il massimo per attuarlo.

Quali sono gli stili di leadership

Non è semplice essere un leader. Sarebbe bello poter adottare una filosofia di leadership e conservarla immutata nel tempo. I cambiamenti interni ed esterni all’ambiente in cui il gruppo opera, impongono al leader un buon grado di flessibilità per preservare l’efficacia della propria leadership in ogni situazione.

Secondo David Goleman, psicologo statunitense, esistono sei tipi di leadership:

  1. Lo stile visionario, proprio di chi condivide gli obiettivi con il gruppo e grazie alla sua personalità carismatica crea un clima positivo.
  2. Lo stile democratico caratterizza chi valorizza i propri collaboratori, attraverso il coinvolgimento nelle decisioni aziendali.
  3. Il leader coach si contraddistingue per empatia ed è in grado di fondere le necessità aziendali con le necessità dei collaboratori.
  4. Lo stile esigente è proprio di chi è estremamente focalizzato sull’obiettivo aziendale.
  5. Il leader armonizzatore dà maggiore importanza alle relazioni tra colleghi, cercando di evitare conflitti e spronando alla collaborazione.
  6. Lo stile autoritario, più riconducibile ad un capo che ad un leader, si caratterizza per l’imposizione della propria vision.

La scalata verso il successo di una leadership matura richiede tempo e dedizione, ma è una conquista che a persone motivate e motivatrici può dare tante soddisfazioni.

E tu che leader sei?

Fonti

www.weforum.org
David Goleman, Leadership that get results